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"Maradona sarebbe ancora vivo se avesse giocato nella Juve invece che Napoli"

Actualizado: 29 nov 2020

Questo è il razzismo più viscido, più sprezzante e più violento.

Quel razzismo che dice cose orribili, ma con la faccia pulita.

Quel razzismo che poi chiede scusa, ma intanto la frase, e la “cultura” a cui si richiama, restano.

Quel razzismo che dice “io ho tanti amici omosessuali, ma il gay pride è volgare” … “io non sono razzista, ma la pelle dei ne(g)ri puzza”.

Però in realtà, Antonio Cabrini ha ragione. Maradona sarebbe ancora vivo se avesse giocato a Torino. Solo che il “Bell’Antonio” nasconde volutamente (con una “tecnica” comune a tutti i benpensanti) perché Maradona sarebbe ancora vivo se avesse giocato in “Italia” e non a Napoli.

Perché non avrebbe conosciuto le ingiustizie che lo hanno indignato.

Perché non avrebbe dovuto (o magari potuto?) gridare ai potenti la loro miseria.

Perché sarebbe stato difeso da quel sistema che lui invece combatteva.

Perché non avrebbero dovuto “tagliargli e gambe” tante e tante volte, fino, appunto, ad ucciderlo.

Inoltre, gli stessi razzisti-benpensanti “dimenticano” che Maradona è El Diego proprio perché non ha giocato nel mondo “civilizzato” ma a Napoli - periferia dell’impero - e non parlava francese, ma porteño.

El Diego era un “sudaca”, era un “terrone”.

Maradona senza Villa Fiorito e Napoli non sarebbe stato El Diego, in campo e fuori.

Maradona poteva essere Golia, ma ha scelto di essere Davide, e ha sconfitto Golia mille volte, con l’intelligenza e l’arguzia, con i guizzi e l’allegria, con amore e ironia. E il suo popolo lo ha sempre amato così, senza se e senza ma.

E oggi, quegli stessi benpensanti, proprio per questo sono ancora più arrabbiati. Perché non hanno visto la grandezza dell’uomo Maradona, l’amore mondiale del suo immenso popolo che lo circonda da sempre e per sempre. Se prima qualcuno diceva loro “Maradona è ancor più grande come uomo che come giocatore”, gli davano del demente. Ma ora vedono che è la verità, e che i dementi sono loro. In fondo, fanno anche un po’ tristezza: che si sono persi non avendo capito - e goduto - la grandezza di D10S!

A me, però, oltre al dolore infinito per la perdita di un “hermano”, resta un grande sconforto.

Sono consapevole che senza El Diego, noi sud-napoletani siamo molto più indifesi, sconsolatamente più soli e spaventosamente afoni senza quella voce che “frente a cualquier porquería nunca se equivocaría”.


Hasta siempre Diego. El Diego del pueblo.

Publicación original: 28/11/2020


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